
Michael Wachtler
Ed. DoloMythos - San Candido
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Se licopodi, equiseti e felci avevano dominato i boschi europei e americani del Carbonifero, nel Permiano assistiamo a una rarefazione di queste specie, con contestuale diffusione di gimnosperme come conifere, ginkgo o cicadi. Nell’emisfero australe, dove era presente il continente Gondwana, posizionato tra i territori attuali di Australia, Africa meridionale, Sud America e Antartide, si sviluppò tra Carbonifero e Permiano in un clima da fresco a temperato la cosiddetta “flora a Glossopteris”. Le piante, che presentavano ovuli e organi polliniferi, si distinguevano per le foglie dalla forma lanceolata, simile a una lingua. Una terza tipologia di vegetazione, ancora più spettacolare, si sviluppò in un continente appartato, denominato “Angara” dal ricercatore austriaco Eduard Suess, che comprendeva parte della Russia, degli Urali e della Siberia. Le condizioni di isolamento, protrattesi per diversi milioni di anni, favorirono l’evoluzione di un mondo vegetale del tutto peculiare, i cui esponenti possono essere annoverati in gran parte tra gli antenati delle angiosperme, mentre le gimnosperme erano relegate a un ruolo marginale. È da qui che hanno avuto probabilmente origine molte delle specie di piante da fiore oggi note.
A partire dal Permiano inferiore compaiono quindi i precursori delle drupe, quali ad esempio le attuali ciliegie, prugne o albicocche, ma anche gli antenati di querce, aceri, frassini, olmi, con i loro semi alati leggermente differenziati, e persino fiori e piante erbacee a bassa crescita. Sono così simili, per molti aspetti, ai discendenti attuali delle piante da fiore, da esserne quasi indistinguibili, come se in quasi 300 milioni di anni non avessero subito alcuna variazione significativa. Si tratta di una circostanza che mette in dubbio la teoria della magnolia, comunemente accettata, secondo la quale da specie primitive di quest’ultima sarebbero derivate tutte le altre angiosperme.
Probabilmente, tutta la teoria evolutiva delle piante da fiore necessita di una revisione, alla luce dei nuovi ritrovamenti avvenuti negli Urali. Una volta sviluppatasi la caratteristica primaria di questi vegetali – i fiori – è relativamente semplice ricondurre tutte le altre circa 370.000 angiosperme a questa linea. Il percorso che ha portato in questa direzione è indubbiamente geniale, come quello seguito dalle conifere e dalle cicadee del Permiano, ancora soprattutto diffuse in Europa e America. Perché mentre nei restanti territori dell’emisfero settentrionale sono stati trovati pochissimi insetti in quel periodo, il continente Angara era l’habitat di un numero tale di grilli, mosche, antenati delle api, ragni, libellule e scarafaggi – molti dei quali potenziali impollinatori -, da rendere ovvia una potenziale simbiosi.
Come mai, però, questi antenati delle piante da fiore non si diffusero rapidamente sulla totalità delle terre emerse, soprattutto durante il Triassico, quando tutti i continenti, Angara incluso, si ritrovarono accorpati in un’unica massa continentale per diversi milioni di anni? In realtà, questo può essere spiegato solo in considerazione del fatto che le violente eruzioni vulcaniche della Siberia, fino ad ora additate come le principali responsabili della “madre di tutte le catastrofi”, posero fine all’iniziale trionfo delle angiosperme. Furono soprattutto le piante da fiore a subire gli effetti dell’estinzione di massa del Permiano-Triassico; queste specie riuscirono a riprendersi solo all’inizio della prima fase del Cretaceo, quando conobbero un’espansione fulminea grazie alla comparsa degli uccelli come eccellenti dispersori di semi su scala planetaria.